domenica 31 maggio 2009

Lettere a una sorella

Viviamo nell'era digitale.
Noi cerchiamo di capire gli altri attraverso i mezzi con cui comunicano: le immagini, le parole, i libri, i video, le fotografie, i colloqui.
Se si tratta di persone che in qualche modo hanno fatto parte della nostra vita e non sono più tra noi, attingiamo alla nostra memoria, ai ricordi. Anche se viviamo nell'era digitale.


Ci sembrerà strano che qualcuno abbia potuto prendere carta e calamaio e, per oltre cinquant'anni, li abbia usati come mezzo per esprimere e trasmettere i propri pensieri ad una persona. Giovanni Paolo II lo ha fatto, ha scritto molte lettere, per molti anni, a Wanda Poltawska ed ora di queste lettere ne parlerà il mondo.

Wanda Poltawska ha quasi novant'anni e dice: "La sua missione era santificare l’amore. Abbiamo scritto insieme, ragionato insieme su come salvare l’amore umano tra uomo e donna."


Un Papa vicino agli uomini ed alle donne, vicino al lato umano e divino di ognuno di noi.


lunedì 25 maggio 2009

Ingiustamente

Il senso della giustizia è sicuramente l'idea che è alla base di tutti i grandi ideali cui ognuno di noi fa riferimento.
Questo sentire è presente nei rapporti con le persone, nella nostra vita privata e lavorativa, e nel nostro rapporto con la società: spesso ci capita di vivere situazioni che, prima di tutto, consideriamo ingiuste.


Ingiusta è una istituzione su cui non si può fare affidamento quando abbiamo bisogno, ingiusta è la mancanza o la perdita di lavoro, ingiusto è il parere di un professore nei confronti di nostro figlio, ingiuste sono le tasse che dobbiamo pagare, ingiusta è una malattia che colpisce una persona che amiamo, ingiuste sono le immagini della devastazione della Casa dello Studente dell'Aquila, ingiusti sono i tassi di interessi richiesti dagli istituti bancari ha chi ha perso tutto, ingiuste sono le decisioni positive prese a favore di un concorrente o di un collega, ingiuste sono le condizioni di vita di molte persone...


Qualche volta torniamo indietro nel tempo, ci rivediamo bambini, quando il coetaneo più prepotente distrugge il lavoro a cui abbiamo dedicato tanto impegno e pensiamo che si è comportato ingiustamente....

venerdì 15 maggio 2009

Fermate i Social Network...vorrei scendere!

Una periodo intenso.

Vorrei descrivere cosa significa partecipare ai Social Network, o almeno cercare di parteciparvi.

Qualche settimana fa ho aperto un account su Twitter, convinta che fosse un'alternativa meno impegnativa di Facebook.

Mi sbagliavo: è un turbinio di contatti, persone, messaggi, che mi hanno "messo in circolo" con la rete, i suoi movimenti, le sue sensazioni, le notizie dirette e indirette.

Su Twitter ho incontrato centinaia di persone, fra cui Gianni, un esperto di computer e Cecilia, una simpatica italiana che vive in Alaska e con la quale ho scambiato qualche idea sul tema della solidarietà; ho visto che vi è approdato da una settimana Pier Ferdinando Casini , che da pochi giorni hanno aperto un account Papa Benedetto XVI e il Vaticano, ed ho conosciuto Beppe Severgnini, (che oggi - 16 maggio 2009 - ha riportato il nostro scambio di e-mail su Italians, il suo blog del Corriere). Ho anche imparato il significato di nuovi simboli, e scoperto alcune espressioni carine come urca e fiuuuuuuuuuu,

Partecipando, cinguettando e chiacchierando, mi sono ritrovata, prima su FriendFeed, dove ho conosciuto altre persone e incontrato un vecchio amico, poi su Codice Internet, dove ho approfondito un post di qualche settimana fa sui rapporti tra Televisione e Web.

Non ho interrotto la routine di tutti i giorni: sveglia, pappa ai gatti, lavoro, pranzo veloce, spesa, commenti con figlie e marito, ancora pappa ai gatti, blog, cena e nanna...

Ma stasera, complice forse una settimana lunga e difficile, vorrei uno stop.
Aiuto! fermate i Social Network....voglio scendere.
Last update 16/5/2009

giovedì 7 maggio 2009

Non pretendete di disegnare il loro futuro

Due fatti, del tutto casuali, incrociano e focalizzano un argomento di grande attualità, l'educazione dei nostri figli:

Pubblico qui, su invito di Rossy , il testo, moderno ed attuale, scritto più di mille e seicento anni fa.

"L'educazione dei figli è impresa per adulti disposti a una dedizione che dimentica se stessa: ne sono capaci marito e moglie che si amano abbastanza da non mendicare altrove l'affetto necessario. Il bene dei vostri figli sarà quello che sceglieranno: non sognate per loro i vostri desideri. Basterà che sappiano amare il bene e guardarsi dal male e che abbiano in orrore la menzogna. Non pretendete dunque di disegnare il loro futuro: siate fieri piuttosto che vadano incontro al domani con slancio, anche quando sembrerà che si dimentichino di voi. Non incoraggiate ingenue fantasie di grandezza, ma se Dio li chiama a qualcosa di bello e di grande non siate voi la zavorra che impedisce loro di volare. Non arrogatevi il diritto di prendere decisioni al loro posto, ma aiutateli a capire che decidere bisogna e non si spaventino se ciò che amano richiede fatica e fa qualche volta soffrire: è più insopportabile una vita vissuta per niente. Più dei vostri consigli li aiuterà la stima che hanno di voi e che voi avete di loro; più di mille raccomandazioni soffocanti, saranno aiutati dai gesti che videro in casa: gli affetti semplici, certi ed espressi con pudore, la stima vicendevole, il senso della misura, il dominio della passione, il gusto per le cose belle e l'arte, la forza anche di sorridere. E tutti i discorsi sulla carità non mi insegneranno di più del gesto di mia madre che fa posto in casa per un vagabondo affamato, e non trovo gesto migliore per dire la fierezza di essere uomo di quando mio padre si fece avanti a prendere le difese di un uomo ingiustamente accusato. I vostri figli abitino la vostra casa con quel sano trovarsi bene che ti mette a tuo agio e ti incoraggia anche ad uscire di casa, perché ti mette dentro la fiducia in Dio e il gusto di vivere bene".

S. Ambrogio - Vescovo di Milano - IV° secolo dopo Cristo
Tratto da: "Sette dialoghi con Ambrogio, Vescovo di Milano"
(Centro Ambrosiano, 1996)

domenica 3 maggio 2009

Globalizzazione e crisi: cambia il significato della festa della Mamma?

La visione idilliaca di un bambino che offre una rosa alla mamma, ben si addiceva a periodi meno "globali" e più floridi di quello attuale, sia dal punto di vista delle nuove nascite che da quello sociale ed economico.
  • E ci fa sapere che "il rischio delle donne in Afghanistan di morire nel corso della vita per cause connesse alla gravidanza o al parto è pari a 1 su 8, il secondo tasso più alto al mondo. In Afghanistan, vi sono più donne che muoiono per queste cause che per qualsiasi altra causa".
  • Ci ha mostrato le Madres de Plaza de Mayo che "non podian tener paz" e, con il pensiero rivolto ai loro figli, in Argentina, scrivevano:

“Siamo le madri di quegli uomini e donne che lottavano per un paese più giusto; siamo le madri di quelli che la dittatura chiamava sovversivi; siamo le madri di quei ragazzi che facevano parte delle varie organizzazioni sociali e politiche con ideali di liberazione nazionale e giustizia sociale. Loro diedero la vita per un paese dove non ci fossero bambini affamati, genitori senza lavoro e famiglie costrette a vivere per strada. Siamo le madri dei detenuti scomparsi…Lavorare insieme ai settori più bisognosi significa lavorare con i settori più puniti storicamente, quelli che soffrirono e soffrono carenze di ogni genere"

  • Un anno fa, qui da noi, in Italia, abbiamo letto l'appello scritto al Presidente della Repubblica da una giovane donna: "Presidente, ora devo scegliere se essere egoista e portare a termine la mia gravidanza sapendo di non poter garantire al mio piccolo neppure la mera sopravvivenza, oppure andare su quel lettino d'ospedale e lasciare che qualcuno risucchi il mio cuore spezzato dal mio utero sanguinante, dicendo addio a questo figlio che se ne andrà per sempre".

Sì,

vorrei ricordare, con questo post, che essere madre è ancora un mestiere difficile, nel nostro mondo, ai nostri tempi.

Non è solo l'immagine di una rosa donata.