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mercoledì 7 aprile 2010

I figli di Giustino Parisse, i nostri figli.



Dopo il 6 aprile 2009 mi sono spesso domandata se qualcuno sentisse qualche responsabilità, non per ciò che era avvenuto, ma per quello che non era stato fatto, prima. 
Qualcuno, mi domandavo,  si sarà posto, pur nel dolore, il problema della responsabilità?
Io abito in provincia di Milano, sono lontana dall'Abruzzo e ho due figlie. Il sei aprile del duemilanove mi sono domandata cosa abbiamo sbagliato, perchè sapevo che qualcosa avevamo sbagliato, e come mai nessuno lo domandasse ad alta voce.
Poi, ho letto la lettera che Giustino Parisse ha scritto ieri ai suoi due figli, Domenico e Maria Paola, morti sotto le macerie della loro casa. L'ho letta quasi senza respirare, incredula.

"Io ho avuto la grande colpa di fidarmi di chi ci rassicurava, come voi vi siete fidati di me. Ma della vostra morte sono il primo colpevole: non cerco alibi o giustificazioni anche se mi aspetto anch’io che la giustizia degli uomini faccia chiarezza fino in fondo e stabilisca se prima del sisma ci siano state leggerezze, superficialità, incompetenze."

Giustino Parisse chiede conto a sè stesso, prima che agli altri e le sue parole sono una precisa assunzione di responsabilità. Nei confronti dei suoi figli, dei nostri figli.

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giovedì 26 febbraio 2009

Crisi e recessione: una nuova etica...solo per economia e finanza?

«È forse giunto il momento di una nuova ed approfondita riflessione sul senso dell'economia e dei suoi fini. ... Un'economia che non consideri la dimensione etica... non può di per sé dirsi neppure "economia", intesa nel senso di una razionale e benefica gestione della ricchezza materiale». Dunque, potremmo pensare ad una dichiarazione di questi giorni, invece era il 1 gennaio 2000 e Papa Wojtyla scriveva un messaggio nel quale affrontava le tematiche del nuovo millennio, e dedicava una parte di questo documento «...all'urgenza di un ripensamento dell'economia».

La dimensione etica.

In ambito finanziario, abbiamo ascoltato molte voci in questo senso: Angela Merkel, al Forum Internazionale dell'economia di Davos, propone una «Carta per un nuovo ordine globale», Nicholas Sarkozy sostiene che «il capitalismo finanziario deve avere un maggior senso etico», e Barack Obama, al momento del suo insediamento quale Presidente degli Stati Uniti d'America, dice: «Renderò il mio governo aperto e trasparente».
Il dibattito si allarga al mondo della scienza dove i continui progressi creano zone d'ombra, complesse da decifrare, che ci pongono problemi etici: siamo rimasti tutti coinvolti nella vita di Eluana e, lei, con il suo silenzio, è entrata nelle nostre "stanze chiuse", cogliendoci impreparati, insicuri delle nostre convinzioni, alla ricerca di risposte.
Certo, Umberto Veronesi, fondatore del primo comitato di bioetica in Italia, propone una «Camera alta per l'etica della Scienza», ma è sufficiente un organismo di riferimento per avere risposte?
Ormai lo sappiamo, il mondo occidentale è in recessione, sembrano passati anni da quando questa parola è entrata nelle nostre case, da quando a fine settembre, nel primo post dedicato alla crisi economica, Carol nel suo commento scriveva: «Etica: questa parola (ormai) sconosciuta...».
I periodi di crisi sono terreno fecondo per cambiamenti ed innovazioni: occorre avere il coraggio di guardare con occhi nuovi il mondo che ci circonda per fare un salto di paradigma, anche etico.
(Immagine: "La creazione dell'uomo" Marc Chagall)