Dopo il 6 aprile 2009 mi sono spesso domandata se qualcuno sentisse qualche responsabilità, non per ciò che era avvenuto, ma per quello che non era stato fatto, prima.
Qualcuno, mi domandavo, si sarà posto, pur nel dolore, il problema della responsabilità?
Io abito in provincia di Milano, sono lontana dall'Abruzzo e ho due figlie. Il sei aprile del duemilanove mi sono domandata cosa abbiamo sbagliato, perchè sapevo che qualcosa avevamo sbagliato, e come mai nessuno lo domandasse ad alta voce.
Poi, ho letto la lettera che Giustino Parisse ha scritto ieri ai suoi due figli, Domenico e Maria Paola, morti sotto le macerie della loro casa. L'ho letta quasi senza respirare, incredula.
"Io ho avuto la grande colpa di fidarmi di chi ci rassicurava, come voi vi siete fidati di me. Ma della vostra morte sono il primo colpevole: non cerco alibi o giustificazioni anche se mi aspetto anch’io che la giustizia degli uomini faccia chiarezza fino in fondo e stabilisca se prima del sisma ci siano state leggerezze, superficialità, incompetenze."
Giustino Parisse chiede conto a sè stesso, prima che agli altri e le sue parole sono una precisa assunzione di responsabilità. Nei confronti dei suoi figli, dei nostri figli.
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