Visualizzazione post con etichetta crisi economica. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta crisi economica. Mostra tutti i post

domenica 27 febbraio 2011

La crisi economica e le nostre tranquillità


Rileggendo le parole di Nouriel Roubini in un intervista rilasciata durante una visita in Italia agli inizi del 2008, ci rendiamo conto che erano un avviso, se pur tardivo, circa quanto sarebbe accaduto di lì a pochi mesi: "A questo punto una recessione negli Stati Uniti è inevitabile...Sono convinto che il resto del mondo non riesca a isolarsi...Dai rapporti commerciali, alla finanza, ai tassi di cambio fra le valute, all’impatto sulla fiducia: sono molti i canali di trasmissione che implicano un passaggio degli choc dall’America al resto del mondo...tutto indica che che la recessione negli Stati Uniti non sarà lieve ma severa. E la sofferenza si trasmetterà anche all’Europa e all’Asia."(1).


In seguito, gli stili di vita si sarebbero gradualmente, lentamente modificati - sospinti dai cambiamenti che avvenivano. Le modifiche non erano però determinate da una presa di coscienza della realtà economica bensì dalle onde che questa provocava. 
Gli avvenimenti che stampa e televisione definivano "terremoti" per l'economia non hanno scosso le nostre tranquillità, poggiate sulla fiducia di un sistema economico che credevamo non avrebbe fallito e sulle dichiarazioni di economisti, banchieri e rappresentanti di governi.  
Globalizzazione è diventata una parola conosciuta ma non compresa e, se è stato semplice per le persone nutrirsi di prodotti coltivati a migliaia di chilometri e per le imprese trarre profitti dal lavoro a basso costo, è ora invece difficile accettare sacrifici nella convinzione di pagare gli errori di qualcuno che opera dall'altra parte dell'oceano, senza la capacità di domandarci se questi errori sono anche errori nostri.

E quello che accade in questi giorni nei paesi medioorientali - così vicini a noi, ma così lontani dalla nostra cultura - sono una spinta a comprendere, a cercare di capirla, la globalizzazione.



(1) Nouriel Roubini - intervista di F. Fubini - Corriere della Sera - 21 gennaio 2008

venerdì 21 maggio 2010

Il futuro sui nostri Touch Screen



Nella lontana Shenzen, trecentomila persone lavorano per costruire i migliori prodotti hi-tech nella grande fabbrica della FoxConn.
"Speed, quality, flexibility" è lo slogan della società che fa parte del gruppo Hon Hai Precision Industry, produttore di componenti per i prodotti di marchi famosi tra cui Apple, Dell,  HP, Motorola,  Nintendo, Nokia, Sony.
Lavorano di giorno e la notte riposano,  nei dormitori della FoxConn:  alcuni di loro si suicidano, gettandosi dalle finestre dei dormitori.; molti lo hanno fatto negli ultimi mesi, il Financial Express scrive di una valanga di suicidi, e di "terrible working conditions".  

"Visualize the future" è scritto sulla home page del sito della Wintek:  molte persone che lavoravano nella fabbrica di Suzhou sono state ricoverate a causa del "N-hexane" una sostanza che veniva utilizzata, in condizioni ambientali non idonee, per rendere perfetti i touch screen. Dice Bai Bing al giornalista del Guardian che la intervista in ospedale: "La gente dovrebbe sapere che cosa dobbiamo fare per creare questi prodotti e qual è il prezzo che paghiamo".

---

Viviamo in un mondo globale che è, paradossalmente, suddiviso in compartimenti: in uno si produce nell'altro si consuma, in uno si fabbrica nell'altro si smaltisce, in uno si trivella nell'altro si inquina.
Per noi non è importante focalizzare l'attenzione su un brand o un prodotto;  importante invece è  abbattere le pareti che separano i compartimenti. Per comprendere che  il giusto valore di un prodotto non è rappresentato esclusivamente dal suo marchio.



-


giovedì 13 maggio 2010

Leggere Maonomics di Loretta Napoleoni mentre l'Europa si prepara all'austerità

-

"E' il lavoro che produce i soldi. Il denaro è un mezzo di scambio ed il suo compito non è quello di produrre altro denaro". E' questa la tesi che la mia metà sostiene da tempo ed è stata per lui una grande soddisfazione trovarne la conferma in Maonomics,  il saggio scritto da una economista i cui testi sono tradotti in diciotto lingue.
Loretta Napoleoni, nel suo libro, racconta  la Cina per comprendere la nostra realtà, penetrarla e migliorarla: io l'ho letto, come una volta leggevo le storie di civiltà sconosciute, alla ricerca delle relazioni con il nostro mondo.



Il messaggio di Maonomics l'ho trovato nel capitolo in cui Loretta Napoleoni parla della situazione attuale dell'Islanda che, nel 2005, era considerata la seconda nazione con il reddito pro capite più alto al mondo:
"Solo pochi fortunati hanno un lavoro....Il paese è andato in bancarotta...elemosinano dal Fondo Monetario Internazionale i soldi per il combustibile dei pescherecci o per i contenitori dove immagazzinare il latte...L'economia dell'isola dipende di nuovo dall'agricoltura e dalla pesca..."

E l'ho ritrovato nei pensieri espressi da Paolo Tosi, responsabile di una società finanziaria: "Oggi mio malgrado vendo e compro volatilità...ma il malessere quando torno a casa è evidente e la notte sogno di costruire bulloni per avvitare tubi Innocenti".

-

Un messaggio su cui riflettere mentre l'Europa, dopo la crisi di fiducia nell'Euro, prepara le misure per il suo futuro.



venerdì 7 maggio 2010

...un messaggio da Wall Street

-

Come può accadere che nel mondo della finanza virtuale  un operatore "distratto" mandi un ordine di vendita premendo, accanto al numero,  il tasto B (billion) invece del tasto M (million), provocando così enormi perdite?  e noi, come possiamo crederci?



-

mercoledì 5 maggio 2010

Un messaggio da Atene

-


Pensare che gli insegnamenti dalla Grecia giungano a noi solamente dal passato è sbagliato perchè,  se guardiamo gli avvenimenti recenti,  arriva all'Europa un nuovo messaggio: non tutto verrà accettato in silenzio e le  molotov gettate oggi contro le banche sono il simbolo della vita reale che si contrappone in modo imperativo alla gestione virtuale dell' economia.


-

martedì 27 aprile 2010

Maonomics, l'amara medicina di Loretta Napoleoni per i mali della nostra economia

-

Se l'intento è di sorprendere il lettore, Loretta Napoleoni ci riesce sin dalle prime pagine del suo libro.
Anzi, sin dal titolo, Maonomics, creando un neologismo composto dalla parte iniziale del nome  del grande timoniere 毛泽东 "Mao" e dal suffisso inglese "nomics", dal greco "legge".

L'abbiamo acquistato il giorno stesso in cui è uscito nelle librerie, vuoi per l'interesse verso gli argomenti trattati, vuoi per il fatto che è scritto  da una donna. E' un libro che volge uno sguardo penetrante sulla globalizzazione e sulle  interrelazioni con  democrazia,  comunismo e capitalismo; che cerca di abbattere alcune visioni un po' troppo occidentali, sgombrando il campo da  idee preconcette e dagli stereotipi presentati dai nostri mezzi di informazione.

Con grande semplicità Loretta Napoleoni racconta, dati alla mano,  che la Cina sta investendo sulle nuove fonti di energia rinnovabili,  ricorda che lo "sfruttamento" è stato alla base anche dello sviluppo delle nostre economie, spiega che l'occidente sta regredendo sul piano della tutela dei diritti umani, mentre la Cina è sulla strada opposta, sostiene che il denaro non è finalizzato a produrre altro denaro e, cosa a cui non diamo la giusta importanza, che l'Occidente non produce più nulla.
L'obiettivo del Dragone è l'autosufficienza per il suo futuro: Loretta Napoleoni presenta un modello Cina che l'Occidente deve guardare per analizzarne gli aspetti positivi e un modello Occidente che necessita, nel raffronto, di un'analisi critica per non andare incontro al proprio fallimento. Non solo economico.

-

domenica 5 luglio 2009

Le azioni che non facciamo

Se è vero che le nostre scelte hanno influenza sul mondo vicino e lontano che ci circonda, è altrettanto vero che uguale influenza esercitano le cose che non facciamo.

«Una promessa ai poveri è sacra. »

Le semplici parole dell'Arcivescovo e Premio Nobel Desmond Tutu provocano un'eco che arriverà a L'Aquila nei prossimi giorni ed avrà riflessi sul G8. Qualche anno fa sono stati stanziati fondi a favore del continente africano e non tutte le nazioni europee, tra cui l'Italia, hanno mantenuto gli impegni presi.

Certo, è arrivata la crisi, ma non è argomento che attiene le promesse fatte e quelle non mantenute. Tutu dichiara: "È un atto di grazia e grande leadership quando vengono fatti tutti gli sforzi per rispettare quei patti, per questo quei paesi del G8 che guidano gli sforzi per i poveri meritano il plauso."

Chi sa se riusciremo a comprendere che dobbiamo allargare gli orizzonti del nostro cuore e della nostra mente al resto del mondo; se riusciremo a capire che non è più possibile abitare nella zona privilegiata di questo "mondo globale" - dove sono disponibili acqua, cibo, energia, istruzione, cure e diritti - e, nel contempo, ignorare l'altra metà che ne è quasi priva.
Se riuisciremo a comprendere che dobbiamo pretendere di più, anche da noi stessi, per salvare la dignita di questi uomini, ma anche la nostra.
Chi lo sa?
Da....sono 34 milioni i bambini africani tornati a scuola dopo la cancellazione del debito 2005.....
A.....il cavo da terabite per la connessione Internet tra Europa e Africa sarà inaugurato entro la fine del mese)

domenica 5 aprile 2009

Jobless not Hopeless

(People and Dreams da ieri ha una corrispondente in Usa per qualche giorno...Ecco i sui contributi.)
-------------
da CSNY (corrispondente speciale New York) 05/04/09
...Una cosa che ho notato appena arrivata.
Gli americani sono creativi anche nell'affrontare la crisi. Nella sala di attesa per le pratica di immigrazione (attesa di 1h ieri) c'era una mega tv, sintonizzata sulla CNN.

Trasmetteva una rubrica chiamata "Good times on a budget" che trattava argomenti come HAVING FUN ON A CHEAP (come divertirsi spendendo poco) e JOBLESS NOT HOPELESS (senza lavoro non senza speranza).

Fantastici!
Mica come noi che ci demoralizziamo...

-------------foto di Time Square

da CSNY 06/04/09
Rieccomi qui da NY!
Stamattina ho trovato un posticino delizioso dove fare colazione, Le Pain Quotidien a Soho (http://www.lepainquotidien.com/). Molto carino il concetto di "communal table": il locale e' attrezzato con grandi tavolate di legno invece di piccoli tavolini. Favorisce la socializzazione e ti fa sentire molto a tuo agio, un po' come a casa :-). Goloso anche il menu: muffins, marmellate, dolci, yogurt, croissant, pane caldo, cappuccino, ... di tutto e di piu'!
Tip of the day. In tarda mattinata arrivo al Rockfeller Centre. Mi colpisce il fregio sopra l'ingresso principale, raffigura la Sapienza e recita la seguente frase "Wisdom and Knowledge shall be the stability of thy times". Molto attuale! (in realta' scopro essere tratta dal libro Isaiah, 33:6).

-------------
da CSNY 07/04/2009
Nell'America di Obama ...Vendono oggetti di ogni genere con la faccia di Obama e il suo YES, WE CAN: spillette, magnetini, segnalibri, cappellini, magliette, body per bambini, di tutto e di piu' !!!!!!
Un fenomeno incredibile

(last update 07/04/09)

giovedì 26 febbraio 2009

Crisi e recessione: una nuova etica...solo per economia e finanza?

«È forse giunto il momento di una nuova ed approfondita riflessione sul senso dell'economia e dei suoi fini. ... Un'economia che non consideri la dimensione etica... non può di per sé dirsi neppure "economia", intesa nel senso di una razionale e benefica gestione della ricchezza materiale». Dunque, potremmo pensare ad una dichiarazione di questi giorni, invece era il 1 gennaio 2000 e Papa Wojtyla scriveva un messaggio nel quale affrontava le tematiche del nuovo millennio, e dedicava una parte di questo documento «...all'urgenza di un ripensamento dell'economia».

La dimensione etica.

In ambito finanziario, abbiamo ascoltato molte voci in questo senso: Angela Merkel, al Forum Internazionale dell'economia di Davos, propone una «Carta per un nuovo ordine globale», Nicholas Sarkozy sostiene che «il capitalismo finanziario deve avere un maggior senso etico», e Barack Obama, al momento del suo insediamento quale Presidente degli Stati Uniti d'America, dice: «Renderò il mio governo aperto e trasparente».
Il dibattito si allarga al mondo della scienza dove i continui progressi creano zone d'ombra, complesse da decifrare, che ci pongono problemi etici: siamo rimasti tutti coinvolti nella vita di Eluana e, lei, con il suo silenzio, è entrata nelle nostre "stanze chiuse", cogliendoci impreparati, insicuri delle nostre convinzioni, alla ricerca di risposte.
Certo, Umberto Veronesi, fondatore del primo comitato di bioetica in Italia, propone una «Camera alta per l'etica della Scienza», ma è sufficiente un organismo di riferimento per avere risposte?
Ormai lo sappiamo, il mondo occidentale è in recessione, sembrano passati anni da quando questa parola è entrata nelle nostre case, da quando a fine settembre, nel primo post dedicato alla crisi economica, Carol nel suo commento scriveva: «Etica: questa parola (ormai) sconosciuta...».
I periodi di crisi sono terreno fecondo per cambiamenti ed innovazioni: occorre avere il coraggio di guardare con occhi nuovi il mondo che ci circonda per fare un salto di paradigma, anche etico.
(Immagine: "La creazione dell'uomo" Marc Chagall)

venerdì 16 gennaio 2009

"Sono appena stato licenziato dopo 3 anni in un grande istituto di credito"

Il titolo del post è la frase che ho trovata ieri all'inizio di un commento al video "Quello che non ho" che avevo pubblicato su You Tube: l'ha lasciata Michele, un ragazzo che ha perso il posto di lavoro.
All'inizio del filmato avevo inserito l'immagine di quella che era la sede di una delle più importanti holding americane a commento della prima strofa della canzone di De Andrè "Quello che non ho è una camicia bianca, quello che non ho è un segreto in banca".
Quando l'ho letta mi sono ricordata delle immagini che abbiamo visto dei ragazzi e delle ragazze che uscivano dalla sede della Lehman Brothers con gli scatoloni tra le braccia e sui visi una espressione mista di stupore incredulità.

Questo post è un saluto e un "in bocca al lupo" a Michele...

mercoledì 15 ottobre 2008

Recessione, dieci lettere come sassolini

Qualche giorno fa in Televisione è stata pronunciata la parola recessione, dieci lettere cadute come sassolini in uno specchio d'acqua che hanno creato cerchi concentrici sempre più larghi.
Quasi ignorata per mesi, questa parola si è sostituita a "crisi" ed è diventata, nel giro di poche ore, la più scritta sulla carta stampata, la più cliccata su Internet, il centro di articoli, dibattiti, confronti - a breve arriveranno convegni e tavole rotonde.
Per quanto riguarda il nostro paese, siamo stati tranquillizzati: l' Italia non è coinvolta perchè è anni che non cresce e quindi non può recedere, ciò ci consola e rassicura.

Da buon blogger, appena l'ho sentita, ho scritto un post http://peopleanddreams.blogspot.com/2008/10/recessione-quali-ricette.html, e ho cominciato a "vagare" tra servizi televisivi, articoli di giornali, blog vari per farmi qualche idea più precisa e per trovare qualche suggerimento "per sopravvivere".

Tutti informati del fatto, nessuno a conoscenza dei rimedi.

Dunque è con leggera preoccupazione che ho partecipato a una riunione ai vertici della società di cui faccio parte, giusto per capire (qualcuno avrà un'idea!)
Durata 15 minuti, mangiando un panino, senza candidati Nobel all'economia nel CDA, la riunione si è chiusa con un unica decisione: diminuire i prezzi e compensare la perdita con uguale aumento della produttività.
1a ricetta: guadagnare meno, lavorare di più.
Più sofisticati i suggerimenti di Wouq http://www.wouq.com/vite-digitali/linternet-della-crisi#comment-16494 da cui prendo la
2a ricetta: massimo risultato dal minor sforzo (da creatività della crisi)
Le consolazioni sono arrivate dai commenti al post:
3a ricetta: attività concrete e lavoro, che producono risultati
4a ricetta: diminuire i costi migliorando le performance
5a ricetta: raddoppiare le giocate all'Enalotto (pare la più adottata).

Perfetta una frase che usava Enzo Baldoni
6a ricetta: palle fredde!

Naturalmente, aggiungete la vostra

giovedì 9 ottobre 2008

Recessione economica, quali ricette?

In questi mesi, ci siamo domandati come ognuno di noi può intervenire su quanto accade nei mercati finanziari, come modificare qualcosa.

In altre crisi si trovano risposte, si modificano comportamenti:
esempio, la spazzatura a Napoli? i pezzetti di carta e le bucce di mela che prima andavano nel mucchio, se pur piccole, un mio amico le pone diligentemente nei rispettivi contenitori.
L'acqua è un bene prezioso? si annaffiano meno i fiori, i risparmiatori convinti non lavano più i denti
L'energia elettrica scarseggia? si tolgono le lampade alogene, qualcuno ha spento uno dei cinque tv che teneva accesi, io ho persino provato a scrivere con la penna anzichè con il pc.

Ma adesso che ci hanno detto che (forse) siamo in recessione, una recessione che sta investendo l'America, l'Europa, l'Italia, una "recessioneglobale", ci domandiamo cosa fare: personalmente non saprei a chi chiedere: non ho più nonni, loro l'avevano vissuta, mia mamma non ricorda, perchè era appena nata e comunque non mi sento di darle una delusione così grande dicendole che siamo in recessione.

Del mio ristretto mondo - fatto di sveglia-lavoro-pranzoveloce-lavoro-cenadapreparare-gattidasfamare, contidapagare, spesadafare, blogdascrivere, ecc. ecc. - mi domando cosa devo eliminare, uccido gatta Meggy?
Presa dallo sconforto, ho digitato su San Google la fatidica domanda "cosa fare in recessione" ed è apparsa solo la pagina di Robin Good ,
http://www.masternewmedia.org/it/self_publishing_ed_editoria/recessione-economica-2008/seguiamo-i-consigli-di-robert-scoble-20071228.htm
Non mi ha aiutato granchè.....

Qualcuno ha un suggerimento?
sarebbe benvenuto, grazie

(Immagine: "Meggy"Archivio immagini digitali People and Dreams)

martedì 30 settembre 2008

La Crisi economica, vista dal blog dei senzatetto

Oggi sul blog di una trasmissione della Rai si domanda se la crisi del capitalismo americano "riguarda solo chi ha i soldi o avrà un impatto anche sulla vita di ogni giorno".

Una domanda quantomeno ingenua, più consona a un blogger senzatetto che non può accorgersi di quello che accade per il semplice motivo che non ha casa, mutuo, non usa energia elettrica, gas, eccetera:
purtroppo quello che accade in America è come una enorme onda i cui movimenti arrivano a sconvolgere paesi molto lontani dal punto in cui essa si crea.

Dopo il settembre 2001 sono apparsi visibili gli effetti di un problema già esistente, che ha coinvolto tutte le economie, compresa la nostra; un problema che ha coinvolto le famiglie americane, ma anche le nostre.

Come non accorgersere?

(Immagine: "Senzatetto"
Archivio immagini digitali People and Dreams)

lunedì 29 settembre 2008

La Crisi economica: Settembre 2001 - Settembre 2008


Ho letto con grande interesse il post di Vittorio Zambardino ttp://zambardino.blogautore.repubblica.it/2008/09/29/linverno-della-tecnologia-non-della-conoscenza/
sulla crisi americana.

L'analisi degli avvenimenti passati ci porta a credere che la ricerca, l'innovazione e la tecnologia non si fermano, che il loro avanzare non dipende dalla "disponibilità" economica di una società, o almeno non solo da questo fattore.
Per l'economia americana è una crisi che viene da lontano, ricordo un articolo dell'agosto del 2001 che spiegava quanto erano indebitate le Società e le famiglie americane, già allora.
A settembre la caduta delle Torri Genelle che appare poi una metafora di quello che nei mesi e negli anni successivi sarebbe accaduto all'economia Usa.
Più che sulla disponibilità degli americani a scommettere sulle innovazioni e sul futuro, puntiamo sulla speranza che i prossimi Page e Brin riescano a "reinventare il futuro".

(Immagine: "Undicisettembre"
Archivio immagini digitali People and Dreams)