venerdì 26 marzo 2010

Se dovesse capitare, rinuncio alla privacy

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Mi capita spesso di chiedere notizie di qualcuno e di ricevere risposte vaghe: "Non si sa...non stava bene, non l'abbiamo più vista, sarà in ospedale, ma dove? chi lo sa...è stanco..."

Viene invocata la privacy e le domande si spengono lentamente, insieme ai sentimenti, ai desideri, ai ricordi. Insieme ai gesti più semplici che vorresti fare, una telefonata,  un biglietto, un esseemeesse, un fiore, una visita.

Se dovesse capitarmi quello che accade a tanti, per quanto vale scriverlo su un blog, io rinuncio alla privacy.

Rinuncio già sin d'ora a questo diritto inutile, per ricevere dalle persone che ho conosciuto  il gesto più semplice che vorranno fare, una telefonata, un biglietto, un esseemmeesse, un fiore e, se è possibile, una visita.



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sabato 20 marzo 2010

La differenza apprezzabile


Nell'estate del 1995 acquistai un libro edito da Sperling & Kupfer:  le lettere argentate del  titolo "essere digitali" spiccavano sulla copertina nera, costava trentaduemilalire. Dopo averlo letto l'ho sistemato tra nostri libri pensando che, trascorsi almeno dieci anni, sarebbe valsa la pena di rileggerlo. Oggi l'ho fatto e confesso che la prima cosa che si nota è che, se sono passati quindici anni,  sembrati trascorsi quindici secoli da quando Nicholas Negroponte lo ha scritto.

Un susseguirsi di  JND "Just Noticeable Difference" (la differenza appena apprezzabile) hanno determinato una differenza apprezzabile.
Come scriveva Negroponte, ora siamo asincroni e viviamo in "un posto senza posto" dove il mezzo non è più il messaggio.

Più avanti? leggiamo l'inizio del capitolo "R2D2 in 3D":
"Un giorno o l'altro del prossimo millennio i nostri nipoti o pronipoti guarderanno una partita di football (se si chiamerà ancora così.) spostando il tavolino del caffè (se si chiamerà ancora così) e lasciando che dei giocatori alti 20 centimetri corrano nel soggiorno (se si chiamerà ancora così) passandosi l'un l'altro un pallone di un paio di centimetri di diametro. Questo modello è l'esatto opposto di come in origine ci si immaginava la RV. La rivoluzione sarà perfetta in ogni punto e da ogni punto di osservazione. In qualunque direzione guardiate vedrete dei pixel tridimensionali (detti anche voxel o boxel) galleggiare nello spazio".

giovedì 18 marzo 2010

Era, come si dice, un padre d'altri tempi

Quando nostro padre si è ammalato, noi eravano giovani ed anche lui lo era. Era affascinante - questo ogni figlia lo dice del proprio padre - pieno di vita e di progetti per il suo futuro ed il nostro. Sapeva parlare ma non sprecava le parole ed un suo cenno valeva per noi un discorso;  era, come si dice, un padre d'altri tempi.
Quando lui ci ha lasciato, noi abbiamo scritto testo e musica di una canzone. Spesso ci troviamo - qualche volta le ore passano lente - e le note della chitarra accompagnano le parole di De Andrè e di Battisti. Della nostra canzone,  accenniamo accordi e parole senza arrivare alla fine;  si è mutata in una poesia,  senza titolo.



(una strofa mi ritorna sempre alla memoria
...ma è a lui e non più a te
che ora serve una mano
è lui che ora stanco
ti vuole al suo fianco...)

lunedì 15 marzo 2010

Metti, le virgole, al posto giusto.

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Umberto Eco: "Ho trovato in Internet una serie di istruzioni su come scrivere bene"


Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario.
Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.
Esprimiti siccome ti nutri.
Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.
Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso.
Stai attento a non fare... indigestione di puntini di sospensione.
Usa meno virgolette possibili: non è “fine”.
Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito).
Solo gli stronzi usano parole volgari.
Sii sempre più o meno specifico.
Non fare frasi di una sola parola. Eliminale.
Metti, le virgole, al posto giusto.
Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri.
Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche, e simili.
Cura puntiliosamente l’ortograffia.
Non usare mai il plurale majestatis. Siamo convinti che faccia una pessima impressione.
Non devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di quello che.



da La Bustina di Minerva, Bompiani 2000

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sabato 13 marzo 2010

Una Rete unica, libera e accessibile a tutti

"Un seul Internet, libre et accessible à tous."
Usa queste parole Reporters Sans Frontieres per sostenere la giornata mondiale contro la cyber censura; quest'anno RSF ha assegnato il primo “Premio Netizen” a  Change for Equality, consegnandolo ieri alla blogger iraniana Parvin Ardalan, una delle fondatrici del sito web.

Donna e giornalista, Parvin vive, scrive e lavora nel suo paese: "La mia vita è in Iran, e voglio fare qui la mia battaglia". Ieri, al momento della consegna del premio, lo ha dedicato a coloro che sono in carcere per aver lottato per la libertà di espressione nel suo paese.

Forse non ci sorprende sapere che tra i paesi in cui è apertamente violata la libertà di accesso a Internet ci sono l'Arabia Saudita, la Birmania, la Cina, la Corea del Nord, Cuba, l’Egitto, l’Iran, l’Uzbekistan, la Siria, la Tunisia, il Turkmenistan, il Vietnam, la Giordania, il Kazakhstan, l’Afghanistan e l’Iraq.

Ci meraviglia maggiormente invece scoprire che sono democratici molti dei paesi che cercano di limitare la libertà in Rete con l'appplicazione di leggi che vengono introdotte con l'intenzione dichiarata di proteggere qualcuno o da qualcuno.

Ancora una volta la Rete è lo specchio della vita e della società.

sabato 6 marzo 2010

Tracce

Ci sono persone che incroci e con cui condividi un percorso; poi il loro cammino prosegue in una direzione diversa, mentre tu guardi le tracce che hanno lasciato.







Il valore delle persone lo scopri quando capisci che il tuo tempo a disposizione con loro potrebbe finire.







                                                                                                                   

 (Immagine: Raffaello Sanzio
                                                                                       La scuola di Atene
Palazzi Vaticani, Stanza della Segnatura (part.)