domenica 30 agosto 2009

Vite da salvare

L'intervista di Enzo Jannacci, rilasciata nei giorni scorsi al quotidiano Avvenire, avrà destato meraviglia in molti dei suoi fans: in realtà egli ha spiegato, in modo più ampio e diretto, il suo pensiero e quanto aveva detto sul caso di Eluana, nell'intervista di febbraio al Corriere della Sera.
"Ci vorrebbe una carezza del Nazareno".
Qualcuno aveva intravisto nelle parole  dedicate ad Eluana, le sue idee di  medico, magari quelle di padre. Per me la sorpresa era stata grande, perchè il segnale che trasmettevano era molto chiaro; non mi ha meravigliato, quindi, leggere le sue dichiarazioni, questa settimana.
Dopo una vita di medico e cantautore, Enzo Jannacci ci ha trasmesso la sintesi del suo pensiero circa la vita, nel caso di Eluana come in quello degli emigranti: "Una vita va salvata sempre, prima la si accoglie e la si rianima e poi magari si gioca con il diritto internazionale per il rimpatrio. Come medico, io dico che la vita – passatemi l’espressione – è una condanna a morte: è inevitabile, sono stato per anni intorno ai letti della terapia intensiva e dei reparti di rianimazione per averne un’idea diversa, ma sempre come medico e come uomo dico anche che salvare una vita è come salvare il mondo."

venerdì 28 agosto 2009

Esorcismi moderni

Strana epoca la nostra.

Esorcizziamo le paure con sigle impersonali, così chiamiamo H1N1 il virus mutante dell’influenza suina; umanizziamo un fenomeno incontrollabile come un uragano dandogli il nome Katrina; utilizziamo modi di dire che sfumano il senso degli avvenimenti della nostra vita e, se dobbiamo descrivere la morte di una persona cara, diciamo che “ci ha lasciato”; di recente, per rappresentare il farmaco antiormonale che spegne la vita dell’embrione nel ventre materno, è stata creata una sigla alfanumerica, RU486.

Se è vero che lettere e numeri combinati possono rendere leggera e meno reale la percezione di situazioni intime e dolorose, è anche vero che non riescono comunque a tradurre il mistero in esse contenuto, il significato profondo della vita e della morte.


 
Senza che ce ne rendiamo conto, sotto il sottile strato di parole, cresce un senso di naturale indifferenza, un mutamento insidioso che modifica lentamente il nostro modo di pensare, sostituendo i sentimenti con immagini rassicuranti.


E’ un rito che non ci proteggerà a lungo, dietro RU486 si intravedono sguardi di donne, uomini e bambini.


(immagine dal sito http://www.nasa.com/  Hurricane Katrina)

domenica 23 agosto 2009

...Lo verdadero y lo falso, confundidos en una especie de magma

"Cuando ya no se distinguen", con questo titolo, qualche settimana fa, Javier Marìas invitava ad una riflessione sull'informazione ai nostri tempi, spiegando che abbiamo disponibili diversi media per confrontare e verificare le notizie ma che, ciò nonostante, è maggiore la difficoltà nel distinguere il vero ed il falso, "confusi in una sorta di magma".

Non si può arrivare a dubitare di tutto, ma porsi domande è un passaggio fondamentale da non dimenticare

per trovare il senso e l'etica delle cose.

venerdì 21 agosto 2009

Conoscenze virtuali


Nell'agosto 2004 ho conosciuto Enzo Baldoni.


In Italia i blog non erano, come ora, un mezzo di comunicazione molto diffuso, io ero alla ricerca di notizie circa conflitto in Irak: così ho "conosciuto" Enzo Baldoni, leggendo i suoi appunti, inviati e pubblicati su Splinder. Un diario di viaggio speciale.

Il suo nick name era Zonker, il titolo del blog "Bloghdad, quattro passi tra Irak e dintorni".


Nel primo post, prima della partenza, scriveva: "Guardando il cielo stellato ho pensato che magari morirò anch'io in Mesopotamia, e che non me ne importa un baffo, tutto fa parte di un gigantesco divertente minestrone cosmico, e tanto vale affidarsi al vento, a questa brezza fresca da occidente e al tepore della Terra che mi riscalda il culo. L'indispensabile culo che, finora, mi ha sempre accompagnato.. "


Qualche volta rileggo i post di quelle settimane: temi profondi, trattati con la leggerezza degli artisti, proposti in modo che ognuno vi si possa accostare senza il desiderio di fuggire inorridito, immagini limpide riflesse nel nostro mondo.


Il 15 agosto inviava il suo ultimo post: "Gli abitanti di Najaf si sporgono dalle case, salutano, ci indicano la via verso il Mausoleo di Ali."

Poi il silenzio.


Da allora il 26 agosto di ogni anno sul suo blog viene pubblicato uno scritto.
Come l'anno scorso, anche il mio post di fine agosto è dedicato a Enzo, una persona vera, come tutti noi.

(26/08/2009 Stefano Guidi per Enzo Baldoni)

sabato 1 agosto 2009

Bill Gates, Facebook e Overnetworked


Bill Gates lascia Facebook, sopraffatto dai contatti: "C'erano circa 10.000 persone in attesa di diventare miei amici, non capivo se conoscessi o meno una persona, è diventato davvero troppo e ho rinunciato".


Se fosse stato il gesto di un altro dei 250 milioni di iscritti, pochi se ne sarebbero accorti, nessun giornale ne avrebbe parlato, i suoi amici su Facebook - forse - lo avrebbero definito una persona asociale.


Le parole di Bill Gates si diffondono nel Web, un mondo qualche volta distratto, mentre il suo gesto in realtà assume un significato simbolico; nasce così una nuova parola, "overnetworked", termine che definisce la difficoltà nella gestione dei rapporti che si instaurano sui Social Network.
Il tema che ci propone Bill Gates non è Facebook, non è Internet e non è l'utilizzo della tecnologia: è semplicemente il tempo, misura della nostra vita.