sabato 28 febbraio 2009

Eluana: perchè non serve l'accusa di omicidio volontario


Ieri è stata resa pubblica la notizia che quattordici persone sono state iscritte nel registro degli indagati, con l'accusa di omicidio, per la morte di Eluana.

Credo sia un capitolo che nulla aggiungerà a questa vicenda.

Non ci sarà sentenza, nè di condanna nè di assoluzione, che assolverà o condannerà, o atto legale che riuscirà ad archiviare quanto accaduto.

Almeno fino a quando ricorderanno la tosse di Eluana.

(Dopo il trasferimento di Eluana alla Casa di Cura La Quiete di Udine, ho letto l'articolo che riporto di seguito)

Eluana. Quella tosse che squassa le coscienze
Mettiamoci nei suoi panni: un viaggio allucinato e allucinante. Di notte, su un’ambulanza, lui e lei da soli, costretti dallo spazio angusto a una vicinanza che non era mai avvenuta prima, per ore uno in compagnia dell’altro, muti in due silenzi diversi. Vicini, terribilmente vicini. Si sono incontrati così, Eluana e il dottor Amato De Monte, e lui ne è uscito “devastato”: per l’aspetto di Eluana – si è detto e ha fatto intuire lui stesso, ma senza spiegarsi mai troppo, lasciando vaghi i contorni della sua “devastazione” – o forse per qualcos’altro che in quel viaggio gli ha ingombrato l’anima come un fastidio sottile e insistente, che lui ha voluto scacciare ma ogni tanto ancora gli torna? Va, l’ambulanza, incrocia gocce di acqua e neve e i fari di altre vite viaggianti nella notte, ignare di quel carico di vita trasportato a morire, mentre Eluana dorme, perché questo fa di notte, da molti anni. Avrà vegliato, invece, il dottor De Monte, e quante volte avrà guardato quel sonno forse un po’ agitato dalla mancanza di un letto, sempre lo stesso da quindici anni, del tepore di una stanza, dei rumori e degli odori sempre uguali e rassicuranti, della carezza frequente di una suora? Poi è arrivata l’alba e un cancello si è inghiottito Eluana, nessuno l’ha più vista se non i volontari e il medico, ancora lui, taciturno con i giornalisti, scuro in volto, sempre frettoloso, anche la sera quando si allontana pedalando sulla bicicletta per le strade di Udine.
“Eluana è morta diciassette anni fa”, aveva detto in quell’alba di martedì scorso, lasciando con sollievo l’ambulanza e quella strana compagna di viaggio che l’aveva devastato, lui, medico anestesista e rianimatore che chissà quante ne deve aver viste in vita sua… Ma dopo una notte ne segue sempre un’altra, e un altro confronto con Eluana, che morta non è e quindi si agita… Passa la prima notte, la seconda andrà meglio – si dice il medico – ma così non è, perché Eluana non pare più la stessa, poche ore fuori casa e qualcosa è già cambiato. Tossisce, Eluana. Tossisce?
Sì, tossisce, e di una tosse che squassa i suoi (forti) polmoni ma forse di più l’udito e le coscienze di chi l’ascolta e non sa che fare. Tossisce, si scuote, quasi si strozza e intanto, proprio come farebbe ciascuno di noi, tende e tirarsi su, cerca aria, solleva le spalle ma non riesce. Dove sono quelle mani che a Lecco sapevano sempre cosa fare? Perché non accorre chi immediatamente compiva quel piccolo gesto che dava sollievo? Eluana tossisce sempre più, una tosse che accenna ad essere ribellione di un corpo, che è richiesta, che è grido. Una tosse che, beffarda, sembra fare il verso a chi dice “Eluana è morta diciassette anni fa”: no, un morto non si agita nel letto sconosciuto. Gli infermieri-volontari provano di tutto, ma appartengono all’équipe di De Monte, conoscono a memoria il protocollo per farla morire, che ne sanno ora dei piccoli gesti che sono propri di una vita, di quella vita? Come si gestisce una “morta” che fa i capricci e nel solo modo che conosce pesta i piedi? Dovevano essere devastati anche loro, l’altra notte, se alla fine si decidono a fare il fatidico numero di Lecco e con nuova umiltà chiedono al medico curante di Eluana: come facevate a farla stare bene?
Il dottore deve aver provato a spiegare come mai in quindici anni non era stato necessario aspirare il catarro (l’incubo dei disabili come lei), avrà indicato al collega le mosse da fare, ma il resto non poteva spiegarlo: accarezzatela, osservate il suo respiro e ascoltate il battito del suo cuore – si erano tanto raccomandati da Lecco quella notte lasciandola partire per Udine –, sono i tre elementi che vi porteranno ad amarla… Ma questo nel protocollo non sta scritto e nessuno lo può insegnare. Questo raccontano tra i sussurri dalla “Quiete”, la casa di riposo in cui la notte è passata agitata un po’ per tutti. Inutile invece chiedere conferme alla clinica di Lecco: medici e suore hanno giurato silenzio e quella è gente che ha una sola parola. Tacciono e pregano. Ma a Udine avevano giurato sul protocollo di morte, mentre quella tosse di vita “devasta” già le prime coscienze.
(Da “
Avvenire” del 6 febbraio 2009, editoriale di prima pagina, di Lucia Bellaspiga).

giovedì 26 febbraio 2009

Crisi e recessione: una nuova etica...solo per economia e finanza?

«È forse giunto il momento di una nuova ed approfondita riflessione sul senso dell'economia e dei suoi fini. ... Un'economia che non consideri la dimensione etica... non può di per sé dirsi neppure "economia", intesa nel senso di una razionale e benefica gestione della ricchezza materiale». Dunque, potremmo pensare ad una dichiarazione di questi giorni, invece era il 1 gennaio 2000 e Papa Wojtyla scriveva un messaggio nel quale affrontava le tematiche del nuovo millennio, e dedicava una parte di questo documento «...all'urgenza di un ripensamento dell'economia».

La dimensione etica.

In ambito finanziario, abbiamo ascoltato molte voci in questo senso: Angela Merkel, al Forum Internazionale dell'economia di Davos, propone una «Carta per un nuovo ordine globale», Nicholas Sarkozy sostiene che «il capitalismo finanziario deve avere un maggior senso etico», e Barack Obama, al momento del suo insediamento quale Presidente degli Stati Uniti d'America, dice: «Renderò il mio governo aperto e trasparente».
Il dibattito si allarga al mondo della scienza dove i continui progressi creano zone d'ombra, complesse da decifrare, che ci pongono problemi etici: siamo rimasti tutti coinvolti nella vita di Eluana e, lei, con il suo silenzio, è entrata nelle nostre "stanze chiuse", cogliendoci impreparati, insicuri delle nostre convinzioni, alla ricerca di risposte.
Certo, Umberto Veronesi, fondatore del primo comitato di bioetica in Italia, propone una «Camera alta per l'etica della Scienza», ma è sufficiente un organismo di riferimento per avere risposte?
Ormai lo sappiamo, il mondo occidentale è in recessione, sembrano passati anni da quando questa parola è entrata nelle nostre case, da quando a fine settembre, nel primo post dedicato alla crisi economica, Carol nel suo commento scriveva: «Etica: questa parola (ormai) sconosciuta...».
I periodi di crisi sono terreno fecondo per cambiamenti ed innovazioni: occorre avere il coraggio di guardare con occhi nuovi il mondo che ci circonda per fare un salto di paradigma, anche etico.
(Immagine: "La creazione dell'uomo" Marc Chagall)

lunedì 23 febbraio 2009

Il presente è spostato più in là di qualche ora...(da "Caro Festival" di Paolo Giordano)

Circa tredici milioni di italiani hanno seguito il Festival di Sanremo ma, come ha detto il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, altri quarantacinque milioni non lo hanno visto. Nel corso delle serate dell'edizione 2009, alcuni autori italiani hanno inviato un testo, sotto forma di lettera: quello di Paolo Giordano (autore del libro “La solitudine dei numeri primi”) “aggancia” sentimenti e situazioni di molte persone; lo propongo in questo post, nonostante il critico televisivo Aldo Grasso l'abbia definito un “temino di prima elementare”.
(Il testo della lettera non si trova sulla rete, l'ho trascritto ascoltando la bellissima lettura di Alessandro Haber).


Caro Festival,
è stato un inverno rigido qui, lento e faticoso come una convalescenza. L’ultima nevicata mi ha colto alla sprovvista, un mattino di qualche settimana fa. Sdraiato sul letto, le persiane ancora chiuse, ho pensato: “Ecco sta nevicando“. Si capiva dai rumori, dalla loro inusuale assenza. Sono uscito di casa presto, per ripulire la rampa dei garage. Il mio vicino Roberto mi aveva preceduto. "Buongiorno come stai?" Gli ho domandato. “Insomma…”. Non ci ho fatto caso, erano solo convenevoli. I fiocchi di neve asciutti restavano incollati alle maniche del giaccone. Osservandoli da vicino, potevi studiare le simmetrie dei cristalli, tutte simili e ognuna differente. “Il lavoro?” Roberto ha conficcato la pala più a fondo, spingendola con il tallone. Ha alzato le spalle e distolto lo sguardo, mentre io realizzavo di essere stato …incauto. Più volte nell’ultimo mese avevo sentito la sua voce in casa, anche al mattino. Ma Roberto fa il rappresentante, non ha orari fissi, capita che esca in pieno giorno, il maglione con la zip tirata su fino al mento, la valigetta priva di tracolla, la serratura della Station Wagon attivabile a distanza. E rientra quando io ho già finito di cenare. “Ma quindi sei…sei…” mi sono interrotto, perché la fine della frase suonava stonata, come una sgrammaticatura. “Sì “. Roberto ha rovesciato un altro mucchio di neve e quello si è disfatto, al suolo, come farina. Abbiamo continuato a spalare in silenzio, rivolgendoci le spalle.
Poi lui si è lasciato andare: “L’abbiamo chiamata così forte che alla fine è arrivata”. Ha detto. “Sai, non ci pensi davvero, finche non ti succede. E un giorno ti ritrovi a girare per casa senza nulla da combinare, come in un intralcio. Questa settimana ho sostituito tutte le piastrelle scheggiate della cucina, le romperei di nuovo pur di avere qualcosa da aggiustare. Da fuori non si può capire. E' come essere …malati”.
Quindi mi sono allontanato con l’automobile. Roberto stava ancora spalando per rendere agibile una rampa che quel giorno non doveva condurlo in alcun luogo.
Insomma, la crisi ci ha raggiunto fino a qui, fino al nostro impersonale condominio con i balconi che affacciano ad ovest, ai margini della zona industriale, come un onda provocata da una esplosione lontana che ha attraversato l’oceano, si è è schiantata sulle montagne, sollevandosi in un muro, per poi rovesciarsi e sommergere tutto, ritirandosi ci lascerà spogliati...e fragili
Mesi fa guardavo alla tv, degli impiegati. con le cravatte allentate, lasciare i grattacieli in cui lavoravano: reggevano in braccio degli scatoloni, ma accadeva in un altro continente. Qui di grattacieli non ce ne sono.
Non ci pensi davvero, fin che non ti succede.
Per me crisi non era che una parola ripetuta sui giornali, alla televisione, ora l’avverto tutta intorno: una vibrazione invisibile che scuote ogni oggetto nelle mie mani.
Ho rivisto Roberto sotto i portici, al centro, qualche giorno fa. Guardava la vetrina di un negozio di abbigliamento intimo: un manichino di donna, testa, braccia e gambe mutilate, ruotava intorno al proprio asse con indosso un completo di cotone bianco punteggiato di minuscoli fiori.
Stavo per chiamarlo, ma poi ho notato come abbassava lo sguardo, imbarazzato al sopraggiungere di altri passanti. Ha scosso la testa come a dire "no, no, non posso" e si è allontanato in direzione della piazza. Dopo qualche passo si è arrestato, di colpo, è tornato indietro di nuovo a fissare la vetrina. Io ho pensato: "Entra, su dai entra a comprarlo". Perché in quel momento mi è sembrato importante che lo facesse, indispensabile addirittura, per lui e per me. E mi è sembrato insensato e ridicolo che un uomo di 48 anni non potesse permettersi un regalo così per la donna che ama, in un paese in cui gli alberi sono piantati a distanza regolare ai margini delle strade, e i cellulari ricevono il segnale dentro le gallerie e sotto terra.
Roberto ha scrollato le spalle, nervoso ed esitante. Poi è entrato nel negozio.
Stasera, dal letto, sento la televisione accesa nel soggiorno del mio vicino, i bassi resistono allo spessore dei muri e ogni tanto distinguo gli applausi come scoppiettii scintillanti. Immagino Roberto, sul divano, che abbraccia la moglie, insinua una mano sotto la sua maglietta e al tatto riconosce il completo nuovo che le ha regalato. Si sorridono, complici, ma non possono dire nulla, perché i bambini sono ancora svegli, vogliono guardare Sanremo. Roberto non si sente malato, adesso, il presente è spostato più in la, di qualche ora. L’inverno si ferma fuori dalla finestra e la neve già inizia a sciogliersi.
Caro Festival, è il momento che suoni una canzone per lui, una romantica, tanto romantica da farlo imbarazzare, tanto sensuale da sfinirlo di desiderio, tanto da stordirlo e permettergli di dimenticare….
almeno per stasera, suonala, adesso,

tuo
Paolo Giordano

martedì 17 febbraio 2009

Sanremo tra musica e società

Parte prima (17/02/2009) - Non solo musica
C’è una novità : anche il Festival di Sanremo, quest’anno ha un blog.... I numeri dei commenti ai post della redazione, ben lontani dai nostri, vanno da 137 a 1.400.
Ma noi oggi, su People and Dreams, proviamo un nuovo post: lo dividiamo in sei parti (la prima e una per serata) e lo aggiorniamo, se avete piacere, con qualche vostro contributo.
Parleremo di musica, ma non solo. Paolo Bonolis ci riserverà senz'altro qualche sorpresa…

(Una l’abbiamo avuta : l'importo del suo cachet...un milione di euro…)
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Prima serata (17/02/2009) - La felicità sballotta
In modo virtuale, abbiamo visto Mina : con un “contributo video” - come dirà più tardi Roberto Benigni “ormai sono rimasti solo lei e Bin Laden a mandare filmati”….
Questa sera le canzoni erano espressioni dell'amore ma anche dei disagi del nostro tempo: la fretta, la crisi, l’immigrazione, l’omosessualità, la divisione sui grandi temi ed i problemi reali delle persone.
Che dire di Roberto Benigni? Parla per immagini, rivolto al pubblico spiega: “la felicità sballotta e non la controllo” e il suo affetto ce lo rimanda “milluplicato”…
Poi tocca l’argomento della crisi e del divario tra i politici che “vogliono “la certezza della pena” e gli italiani che “vogliono la certezza della cena”.
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Seconda serata (18/02/2009) - Ciao Fabrizio...
Patty Pravo invece scende le scale del Teatro Ariston - in nude look - viva e palpitante. Bellissima, vera e attuale, come la sua canzone “E io verrò un giorno là”, che parla delle conseguenze estreme che l'amore può provocare.
“Come può un uomo uccidere il suo amore? Com’è successo, che proprio io, abbia spento il tuo sorriso! Nel silenzio di una colpa che non riesco a perdonare".

...Stasera Sanremo ha ricordato Fabrizio De Andrè...ciao Fabrizio...

E con "Caro Festival", la lettera inviata da Paolo Giordano, torna l'argomento crisi - vale un post da sola...
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Terza serata (19/02/2009) - La chiappatella...

C'è una "chicca" di Striscia sul televoto - la responsabile di un Call Center candidamente spiega che vengono inviati migliaia di voti, a pagamento - segnalata da Veggie "...se già tutto è programmato "a tavolino", potrebbero semplicemente far ascoltare le canzoni e farle votare dalla "giuria interna", senza mettere la chiappatella delle telefonate-voto da casa, che servono solo per far fare soldi alle compagnie telefoniche..."

"Grosso errore sarebbe dimenticare Mino Reitano" ha scritto oggi Maurizio: stasera Sanremo si è ricordato di lui con una bella canzone interpretata da Ornella Vanoni, e l'ha salutato...

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Quarta serata (20/02/2009) - "Volevano gli ascolti, e lui glieli ha dati"

Ancora due sere e per Bonolis arriverà il suo Sabbath, o “tempo del riposo”…meritato, a quanto pare.
Oggi Lucetta, nel suo commento, ha ben sintetizzato Sanremo 2009: “Bonolis è stato bravissimo: volevano gli ascolti e lui glieli ha dati”.
Non ha detto che è stato un bravo conduttore, bensì che è stato bravissimo ad ottenere l’obiettivo che gli avevano chiesto di raggiungere.
Dunque anche a Sanremo, il fine giustifica i mezzi…

..."sincerita' .. un elemento imprescindibile .." , segnalata oggi da Carol, vince la serata per le nuove proposte.

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Quinta serata (21/02/2009) - Non ho l'età...per cantare

In una mail ricevuta oggi leggo: "...il bello e il fascino delle canzoni è che ognuno di noi ci vede qualcosa; e che provocano emozioni a non finire..." Le Canzoni.

E gli Interpreti? sono artisti, persone speciali, diventano "big" o "mostri sacri”, passano gli anni, e la loro età non ha grande importanza (ma è vero....?)

----- Finale del 59° Festival: "Carta canta" e vince Sanremo.

----- Da un commento sul Web, per terminare con un sorriso, il finale della storia di Luca: "Luca ha lasciato la moglie per un barbiere di Frattamaggiore. La canzone è invalidata! e con lei anche il Festival!"

giovedì 12 febbraio 2009

Quale informazione?

La vicenda di Eluana ha aperto un dibattito delicato riguardo la vita, la morte e i valori etico-religiosi.
Con grande fatica, ne abbiamo parlato nel privato; ma anche affrontando l'argomento insieme su People and Dreams, ci siamo interrogati con qualche iniziale difficoltà.
Il tema ci è stato proposto attraverso differenti mezzi di comunicazione (ormai sono tantissimi) e con modalità profondamente diverse rispetto a quelle di qualche tempo fa…
Dunque, quale informazione ieri e quale oggi?
Basta pensare a quando i nostri pensieri venivano scritti su fogli bianchi e le opinioni si scambiavano tra amici, intorno a un tavolo da cucina, per accorgersi di come si sia modificato il modo di comunicare. Si potrebbe credere che i punti di riferimento fossero più certi, ma forse era semplicemente il nostro mondo ad essere più piccolo; così eravamo più sognatori nel confronto con temi meno complessi.
Ora, abbiamo più possibilità di conoscere, leggere, scambiare idee ed informazioni con gli altri; disponiamo di un maggior numero di strumenti, ma non ne abbiamo la completa padronanza.
Spesso, sommersi dalle notizie e "tirati per la giacca" da una parte o dall'altra, ci orientiamo con difficoltà.
Dunque, guardando indietro nel tempo, è inevitabile accorgersi di quanto sia cambiato il modo in cui le informazioni giungono a noi dai “media” e, parallelamente, il nostro accostarci a queste, seguirle e “parteciparvi”…

sabato 7 febbraio 2009

Tre parole per Eluana: amore, diritti e doveri

(In questi giorni sono arrivati molti commenti (e tante e-mail) al post pubblicato 15 giorni fa "Se dovesse capitare, spero ci sia qualcuno di buon cuore..." .

Adesso che questo tema così "privato" si è spostato sul piano politico, vorrei con questo post portarlo nel suo giusto ambito, quello che attiene la sfera personale: non con inutili espressioni di sentimenti, ma con la testimonianza di una mamma che ha vissuto e vive una dolorosa esperienza in prima persona.



Il post di oggi sono le sue parole, così come sono state da lei scritte).

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La cosa più difficile, ma necessaria è amare la vita, amarla anche nella sofferenza. Perché la vita è tutto, la vita è Dio. Amare la vita è amare Dio” (Tolstoj)

Carissima pheqof,
stiamo vivendo in diretta una “tragedia” che continuamente ci viene riproposta da tutti i mezzi di comunicazione.
Sarebbe meglio scendesse “silenzio” su questa situazione che sembra abbia già un finale scontato.
Io personalmente assisto indignata a questa decisione di sopprimere una “vita” che non ci appartiene (per me che ho fede: appartiene a Dio); una vita che per la maggior parte dei ben pensanti non “vale nulla”.
Soffre – non soffre? Comprende – non comprende? etc…
Chi crediamo di essere?
Se siamo veri genitori abbiamo il compito, il dovere di assistere e accompagnare con amore i nostri figli nella gioia, ma soprattutto nel dolore, non abbiamo il compito di sopprimere.
Quando le nostre forze o mancanza di coraggio non ci permettono più di continuare a…”vedere”… lasciamo che altri Angeli proseguano il nostro vegliare che si è fatto fragile di fronte alla…sofferenza.
E questo è un grande e sofferto “atto d’amore”.
Mi sono permessa di scrivere ciò, perché sono mamma che per 30 anni ha vissuto 24 ore su 24 con una figlia ammalata psichica gravissima e che ora da 7 anni seguo in istituto: e cosa vedo? Madre e padri che accudiscono “gli ultimi” che soffrono tanto e tanto! Rarissime volte possiamo accarezzarli ma assistiamo impotenti quando in crisi li vediamo legati o chiusi in camera di sicurezza… e soli!
Dove vado io e mio marito ci sono mille ammalati non più gestibili in famiglia.
Quanti genitori sono in queste nostre condizioni! Eppure siamo sempre lì a fianco di tanto dolore. Ma quanto Amore! Ma quanta gioia quando puoi sfiorare con tenerezza l’”Amore puro” .
Mai pensato di cercare una struttura compiacente (in questi casi, anche a volerlo, non ci sarebbe!) che metta fine a una “vita” che amiamo.
signora “G”
(Questa testimonianza si aggiunge a quella segnalata ieri da Maurizio di Salvatore Crisafulli: loro sono persone che esistono e che si confrontano con questi temi ogni giorno.)


martedì 3 febbraio 2009

Playing For Change, Peace Through Music, - Song Around the World "Stand By Me" -



Suonando per il cambiamento è un movimento multimediale creato per ispirare, unire e portare la pace nel mondo attraverso la musica.

"Playing for change is a multimedia movement create to inspire, connect and bring peace to the world through music " così è scritto alla pagina iniziale del sito web di Playing For Change,

Le note di Stand By Me si diffondono e girano intorno al mondo - da New Orleans a Zumi. da Amsterdam a Mamelodi, da Moscow a Rio de Janeiro ed a Pisa, da Barcelona a Umilazi, da Guguletu a Santa Monica, da Caracas a Toulose - accompagnate dalle voci di molti artisti...(adorabile Grandpa Elliott)

una versione che lascerei a voi di commentare...

p.s. se riuscite ad avere una "buona traduzione" di Stand By Me" - la vorrei inserire nel post - me la potete inviare via e-mail pheqof@gmail.com

Nota aggiunta il 4 febbraio 2008 h. 22.45 : E' appena arrivata una traduzione - completa della parte iniziale interpretata da Roger Ridley solo per "Stand By Me" Canzone Intorno al Mondo - Eccola:

Oh, yeah, oh, mia cara, stai accanto a me
Non importa chi sei, non importa dove ti porterà la vita
Hai comunque bisogno di qualcuno che ti stia accanto
Non importa quanto sei ricco o quanti amici hai
Hai comunque bisogno di qualcuno che ti stia accanto

Quando la notte è arrivata e la terra è scura
E la luna è l’unica luce che vediamo
No, io non avrò paura, oh, non avrò paura
Fintanto che tu starai accanto a me

Perciò tesoro, tesoro stai accanto a me
Oh, stai accanto a me
Oh, rimani, rimani accanto a me, rimani accanto a me

Se il cielo che vediamo sopra di noi esploderà e cadrà
O le montagne franeranno verso il mare
Io non piangerò, io non piangerò, no, non verserò una lacrima
Fintanto che tu starai accanto a me

RIT (Parte finale) Oh, adesso rimani, rimani con me, rimani con me
Ogni qualvolta hai dei problemi, non vorresti stare con me?!

La traduzione di "Stand By Me" - Song Around the World - è di Veggie a cui mando un grazie speciale...

domenica 1 febbraio 2009

Caccia all'errore - 2009 Oscars Interactive Photo Hunt!

Un video interattivo che "cattura" i cacciatori di errori...




Il gioco è basato su fotografie dei film candidati agli Oscar 2009 che vengono presentate in due versioni, naturalmente si tratta di scoprire qual è il particolare falso...ogni volta che ne scopri uno, passi ad un livello di difficoltà superiore.
Trenta livelli di divertimento!

il cannocchiale