giovedì 7 maggio 2009

Non pretendete di disegnare il loro futuro

Due fatti, del tutto casuali, incrociano e focalizzano un argomento di grande attualità, l'educazione dei nostri figli:

Pubblico qui, su invito di Rossy , il testo, moderno ed attuale, scritto più di mille e seicento anni fa.

"L'educazione dei figli è impresa per adulti disposti a una dedizione che dimentica se stessa: ne sono capaci marito e moglie che si amano abbastanza da non mendicare altrove l'affetto necessario. Il bene dei vostri figli sarà quello che sceglieranno: non sognate per loro i vostri desideri. Basterà che sappiano amare il bene e guardarsi dal male e che abbiano in orrore la menzogna. Non pretendete dunque di disegnare il loro futuro: siate fieri piuttosto che vadano incontro al domani con slancio, anche quando sembrerà che si dimentichino di voi. Non incoraggiate ingenue fantasie di grandezza, ma se Dio li chiama a qualcosa di bello e di grande non siate voi la zavorra che impedisce loro di volare. Non arrogatevi il diritto di prendere decisioni al loro posto, ma aiutateli a capire che decidere bisogna e non si spaventino se ciò che amano richiede fatica e fa qualche volta soffrire: è più insopportabile una vita vissuta per niente. Più dei vostri consigli li aiuterà la stima che hanno di voi e che voi avete di loro; più di mille raccomandazioni soffocanti, saranno aiutati dai gesti che videro in casa: gli affetti semplici, certi ed espressi con pudore, la stima vicendevole, il senso della misura, il dominio della passione, il gusto per le cose belle e l'arte, la forza anche di sorridere. E tutti i discorsi sulla carità non mi insegneranno di più del gesto di mia madre che fa posto in casa per un vagabondo affamato, e non trovo gesto migliore per dire la fierezza di essere uomo di quando mio padre si fece avanti a prendere le difese di un uomo ingiustamente accusato. I vostri figli abitino la vostra casa con quel sano trovarsi bene che ti mette a tuo agio e ti incoraggia anche ad uscire di casa, perché ti mette dentro la fiducia in Dio e il gusto di vivere bene".

S. Ambrogio - Vescovo di Milano - IV° secolo dopo Cristo
Tratto da: "Sette dialoghi con Ambrogio, Vescovo di Milano"
(Centro Ambrosiano, 1996)

9 commenti:

  1. Bellissima... complimenti a questa diciottenne ben equilibrata. Purtroppo non è proprio così che funziona. Io non sono mamma e non lo sarò mai ma non perchè non ho potuto, bensì perchè non mi è mai interessato. Purtroppo come dicevate un pò tutti, il mestiere di mamma è sicuramente difficile e basta vedere quanti giovani sbagliati ci sono in giro per capire che le mamme non sono state in grado di fare il loro mestiere. Giovani sbagliati che sono stati a loro volta bambini sbagliati. Io non ho figli ma vedo le mie nipoti. Sono state prima bravissime bambine e poi brave ragazzine e sicuramente saranno bravissime piccole donne. Non perchè mia sorella e le mie cognate siano più di altre mamme, ma sicuramente hanno fatto le scelte giuste. Cosa che purtroppo non noto in altri casi. Mi chiedo ad esempio questa Erika che aveva ucciso la mamma e il fratellino con 97 coltellate come è stata cresciuta? Può forse essere stata cresciuta in modo sbagliato o semplicemente una mente malata può avere tanto male dentro di sè al punto di uccidere in questo modo la persona che ti ha donato la vita?

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  2. Penso di essere la persona più inadatta a commentare questo post, considerata la mia situazione famigliare e quello che è stato il mio background al riguardo.
    Posso solo dire che sono d'accordo davvero in pieno con le parole di S. Ambrogio ("oh, una volta tanto che l'atea da ragione a uno di chiesa!", avrebbe detto qualcuno...)
    Molto spesso ho letto e sentito dire che avere ed educare un bambino è un atto d'amore... Certo, l'idea di base potrebbe essere anche giusta, ma non credo che qusto sia vero nè possibile. Io penso che, in realtà, per i genitori i bambini siano come dei sacchi. Dei sacchi in cui buttano dentro di tutto, cose che non hanno e che vorrebbero avere, cose che hanno e che viceversa non vorrebbero, aspirazioni, sogni che non sono riusciti a realizzare, speranze, vuoti, paure, idee, progetti... E non riconoscono i loro errori o, se li riconoscono, non li vogliono ammettere neanche di fronte a se stessi, quindi non serve a niente. Perchè nella foga di gettare e gettare si dimenticano che il sacco esiste già e ha una sua sotira, ed è una cosa completamente separata e differente da loro.
    E' come il gioco delle pagliuzze: si è in tanti, c'è qualcosa da fare, ma poichè nessuno vuole farla, si sceglie chi la farà con delle pagliuzze. Ce ne sono di corte e di lunghe, e chi pesca la più lunga, anche se non vuole, dovrà fare la cosa. Così fanno i genitori: vomitano di tutto sui propri figli, senza rendersi conto che i bambini hanno già la loro pagliuzza in mano, e che lì in quel filo c'è già scritto quello che dovranno fare, perchè è il bambino stesso che ce l'ha scritto, o che ce lo potrà scrivere nel corso della sua vita. Ma questo un genitore non lo capice, o non lo sopporta. E pretende di strappare quella pagliuzza e di metterne in mano un'altra dove ha scritto quel che vuole lui, quel che progetta lui per il figlio. Certo, fare i genitori è difficile. Ma nessuno pensa mai a quanto è fiddicile fare i figli?
    (E' l'unica cosa per cui sono contenta che non sarò mai genitore...)

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  3. @Patty
    Mente malata o tanto male dentro? la tua è una domanda alla quale è veramente difficile rispondere.

    Potrebbero essere due cose strettamente legate, una mente che si ammala a causa del male...e la vera domanda è: qual è la causa? quindi, come hai domandato prima, come è stata cresciuta?

    Nel caso di Erika è veramente difficile dirlo, noi conosciamo quello che ci è dato di sapere tramite giornali e televisione: una famiglia normale, all'apparenza "perfetta", all'interno della quale esplode una violenza terribile, che investe un bambino e la mamma.

    Ciò che mi ha sempre meravigliato è la reazione delle persone vicine a queste tragedie, e mi riferisco ai visi sbigottiti di coloro che dicono: una famiglia come tante, una ragazza normale, una madre esemplare, un uomo tranquillo, e così via...

    Quello che percepisco con chiarezza in questi casi, è la completa solitudine dei protagonisti, quasi un isolamento, rispetto al resto del mondo.

    Forse la risposta la possiamo trovare nella semplice frase "Basterà che sappiano amare il bene e guardarsi dal male e che abbiano in orrore la menzogna", perchè dalla menzogna - anche se qualche volta giustificabile - nascono i problemi più grandi e gli atteggiamenti più difficili da superare.

    Comunque, una domanda difficile quella che hai posto.
    E la tua critica alle mamme che "non sono state in grado di fare il loro mestiere" può essere condivisibile.

    Ciao, a presto

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  4. La nuova generazione di ragazzi stà crescendo come nelle sabbie
    mobili, cioè nell’incertezza rispetto a tutto: rispetto all’esistenza delle cose, rispetto alla
    percezione della realtà, talvolta perfino al rispetto del padre e della madre.

    Noi nati subito dopo la guerra parlo degli anni 50 siamo cresciuti ancora con il padre padrone si pensava ai figli come forza lavoro aggiuntiva

    Poi verso la fine degli anni 70 tutto è cambiato
    l'imperativo era questo; Mai dire la parola no ai bambini, lasciarli liberi di fare tutto, non mettere limiti, niente freni che possono inibirli, mai sgridarli altrimenti gli vengono i traumi.

    Ora con il senno del poi
    sappiamo quanto i bambini hanno bisogno del contrario, conoscere le regole e rispettarle per poter formare una personalità sana. Sapere fin dove possono andare e dove devono fermarsi.

    I ragazzi sono pieni di rabbia perchè si sentono soli e abbandonati per loro esiste solo l'oggi avere tutto e subito.
    Una ragazzina che pensa di essere vecchia a 18 anni e che quindi vende foto del suo corpo nudo a 15 sul cellulare, per 10 euro, dicendo che può farlo adesso, perchè poi sarà vecchia, fa riflette

    Concludendo.
    educare è un mestiere difficilissimo, forse il più difficile di tutti. Nessuno c'insegna ad essere dei bravi genitori. Saper dire no, è un atto d'amore non lo è mai il contrario.

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  5. @Veggie

    dalle tue parole si percepisce molta amarezza, e la domanda finale circa la difficoltà di essere figli lo sottolinea.
    Tutti noi lo siamo stati e, in certi periodi della vita, abbiamo auto con i genitori difficoltà di rapporto, chi maggiori e chi minori.
    Ma sicuramente ognuno ricorderà un momento della sua vita particolarmente difficile, dove i genitori rappresentavano il mondo, "gli altri", le responsabilità, i timori e le paure che ci assalivano, e quindi il rapporto con loro diventava particolarmente conflittuale e difficoltoso.
    E' vero quello che dici, i genitori ripongono nei figli speranze (forse troppe), desideri di rivalsa verso gli altri e verso la vita.
    Non vorrei darti l'impressione di difendere a tutti i costi le motivazioni del loro operato, non risponderebbe alla domanda "quanto è difficile fare i figli?".
    Pure, penso che una piccola dose di amore ci sia in molte delle loro azioni...


    Mai come in questo periodo è difficile per i giovani crescere, trovare un posto all'interno della società attuale. A Marzo ho pubblicato un post dal titolo "Non è un paese per giovani": ho ricevuto un solo commento, il tuo e di ciò ti ringrazio, perchè lo consideravo un argomento importante.
    Vorrei ricordarti le parole che avevi scritto, simbolo della forza dei giovani:

    "Ma il futuro, siamo solo noi che ce lo possiamo costruire, con le noste mani e le nostre esperienze. Forse non possiamo cambiare il vento, ma possiamo dirigere le vele..."

    Un abbraccio
    Grazia

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  6. @Maurizio
    come dice sempre Veggie, quoto pienamente i tuoi commenti.
    In particolare, quando dici che nessuno ci insegna ad essere genitori e che sapere dire di no è un atto d'amore.

    Per quanto riguarda il primo punto possiamo solamente riferirci alla nostra esperienza - quindi come hanno agito i nostri genitori o persone di riferimento per noi.

    Per il secondo punto, aggiungo che dire no è una modalità più difficile da adottare, perchè l'amore ci spinge ad esaudire i loro desideri.

    Ciao, a presto
    Grazia

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  7. Cara Pheqof ,
    conosco molto bene il testo di S. Ambrogio, è stato un argomento di discussione in una riunione alla quale ho partecipato qualche anno fà e si metteva a confronto questo testo con il testo stupendo "Parlaci dei figli" di Gibran Kahlil.
    Rendo atto che il vederlo appuntato in bacheca in un liceo mi ha un po' meravigliato, abituati a leggere ben altro...Complimenti a Rossy che l'ha portato a conoscenza su questo post.
    I consigli di S. Ambrogio e di Gibran non fanno grinza, ma l'applicazione è molto e molto difficile ..
    Nella mia scatola dei pensieri c'è un detto che pressapoco dice "formare una famiglia è come avere una laurea...ma c'è un problema: gli esami si fanno dopo..."
    E c'è conferma di questo detto nei commenti ricevuti su questo argomento.
    Un abbraccio
    signora "G"

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  8. @ Patty...

    Io sono convinta che nascano persone con menti malate...altrimenti non si spiegherebbe talvolta la cattiveria e la ferocia con cui agiscono certi individui giovani o adulti che siano...e se non nascono così...a volte lo diventano non solamente a causa di sofferenze ma soprattutto per mancanza di una guida...
    Fondamentalmente in questi tempi “moderni” sono i sistemi educativi ad essere profondamente cambiati...i bambini al giorno d’oggi (fortunatamente le eccezioni seppur sporadiche ci sono) vengono messi in condizione di fare ciò che più gli pare...un secco “No” ormai è diventato solo la premessa di un piccolo ricatto morale o di un imminente compromesso; il “negare” al bambino di fare qualcosa” è considerato un impedimento al fare esperienze; un sano scapaccione...oramai è un atto da telefono azzurro...
    Basta andare in un qualsiasi supermercato per rendersene conto: sotto lo sguardo impassibile dei genitori, bambini corrono dappertutto giocando con tutto e prendendo in mano tutto...una gabbia di scimmie urlatrici!
    Ai miei tempi si rigava dritto, magari fin troppo rigidamente, ma certe sceneggiate erano più uniche che rare...infatti di “branco” o di “baby gang” proprio non si parlava...
    La maggior parte dei genitori, al giorno d’oggi, entrambi dediti al lavoro per necessità, alienati da una giornata lavorativa, tornano a casa stanchi e pur di stare finalmente tranquilli o per ovviare al poco tempo da dedicare ai beneamati pargoli, acconsentono ad ogni capriccio lasciando fare tutto ciò che vogliono.(..altro che disegnare il futuro..).

    Buona parte delle nuove leve, cresce LIBERA di fare ciò che vuole in balia di istinti, menti malate o del buonsenso che nessuno è stato in grado di trasmettere loro.

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  9. @Penny
    Quoto pienamente tutto quello che hai detto

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