domenica 23 agosto 2009

...Lo verdadero y lo falso, confundidos en una especie de magma

"Cuando ya no se distinguen", con questo titolo, qualche settimana fa, Javier Marìas invitava ad una riflessione sull'informazione ai nostri tempi, spiegando che abbiamo disponibili diversi media per confrontare e verificare le notizie ma che, ciò nonostante, è maggiore la difficoltà nel distinguere il vero ed il falso, "confusi in una sorta di magma".

Non si può arrivare a dubitare di tutto, ma porsi domande è un passaggio fondamentale da non dimenticare

per trovare il senso e l'etica delle cose.

4 commenti:

  1. Il vero e il falso sono due facce della stessa medaglia, la verità stà nel mezzo.
    Per spiegare meglio il concetto mi sembra opportuno far ricorso ad una metafora di Calvino, una persona onesta e generosa dona ad un vecchio amico una stampella, al fine di reggersi meglio. In realtà, compiendo questo gesto ha si procurato sollievo all’amico, ma avrà anche fatto in modo che la moglie di questi venga picchiata meglio, grazie proprio all’uso della stampella.
    Un giornalista che vede dal di fuori questa situazione cosa può pensare?
    L'amico è buono o cattivo?
    Cosa scriverà nell'articolo?

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  2. @Maurizio
    le tre domande che hai posto centrano in pieno l'argomento, in tutte e tre è previsto il porsi domande - da parte di chi opera nel mondo della comunicazione.
    Molti giornalisti non lo fanno, contribuendo così alla formazione di questa "sorta di magma"; in alcuni casi addirittura accettano di rendere ancora meno trasparenti le informazioni.
    Sono d'accordo con Javier Marìas quando sostiene che conoscere o dire la verità è sempre meno importante e penso perciò che il compito di porsi domande debba essere svolto dai destinatari, per ritrovare il senso e l'etica.

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  3. Porsi delle domande è un lavoraccio: purtroppo. E sempre più persone credono che non sia necessario.
    Immagino che alla fine l'informazione autentica, sarà una minoranza, e trasversale (non solo sul Web, ma ovunque vi sia qualcuno che decide di capire).
    Ecco, se dovessi indicare l'anello debole della catena direi: la scuola. Non è che voglio caricarla di un'altra responsabilità, ma solo riportarla al suo ruolo più vero. Più indispensabile.

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  4. Marco,
    credere che non sia necessario porsi domande è un atteggiamento molto diffuso: abbiamo accesso ad un mondo della comunicazione vasto ma estremamente ambiguo. Molti di noi "guardano" gli avvenimenti che accadono, "ascoltano" i racconti o "leggono" le parole, come se fossero avvenimenti, racconti e parole appartenenti ad un mondo distante, senza un minimo coinvolgimento.
    Certo, individuare l'anello debole della catena nella scuola, è un passo lungo all'indietro; la scuola, intesa come luogo di trasmissione di valori e di comprensione del mondo che ci circonda, ha sempre avuto ed ha tutt'ora un ruolo fondamentale nella formazione di coloro che diventeranno protagonisti.
    Hai ragione, servirebbe riportarla al suo ruolo più vero, più indispensabile, ma è un discorso complesso.
    Grazie del tuo intervento,
    Grazia

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