"Il mondo intorno a noi sta cambiando.Siamo pronti a dare una mano. Ma basta coi caminetti. Parliamo di praterie"
Con poche parole semplici Matteo Renzi ha avuto ieri il coraggio di lanciare un messaggio a nome delle nuove generazioni.
L'anno scorso avevo parlato di Matteo Renzi qui, portandolo come esempio dei giovani in politica.
Nel corso dell'ultimo anno abbiamo avuto modo di conoscerne altri: Roberto Cota, Debora Serracchiani, Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Giuseppe Civati, loro parlano una lingua nuova.
"Noi abbiamo la forza, la determinazione e la serenità per non farci intimorire" è il commento di Cota agli episodi di violenza la vigilia elettorale e Debora Serracchiani spiega i motivi del voto regionale dicendo: "Ci sono più spazi da conquistare che disillusioni da lasciarsi alle spalle".
"Noi siamo un Parlamento e non un museo dove conservare oggetti ammuffiti" dice Matteo Salvini, mentre Giorgia Meloni parla dei giovani "Si racconta solo il lato buio dei nostri ragazzi, l’alcool, la droga, non il talento, il sacrificio."
Giuseppe Civati, dopo la vittoria, scrive sul suo blog con grande semplicità: "Ho ricevuto centinaia di messaggi e di chiamate. Molti non mi hanno votato, né fatto votare, ma una volta eletti è decisamente più facile ricevere gli endorsement. Sulla rete serpeggiano candidature, nell'ordine, a: sindaco di Milano, segretario regionale, candidato premier. Forse è il caso di darsi una regolata. Ascoltate Trevor. Prima ci vuole la relazione, poi ci vuole il movimento, infine si trova il leader che la interpreti."
Loro parlano una lingua nuova, e spiegano il loro pensiero, la loro visione del mondo. Un mondo che sin da ora non appartiene a coloro che siedono davanti ai caminetti.
Un segnale per la politica, l'informazione, l'architettura, il giornalismo, la ricerca ed il mondo imprenditoriale, in fondo un segnale per tutti noi.
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