venerdì 8 gennaio 2010

Mettersi quando piaccia il feltro di traverso, per un sì, per un no, battersi o fare un verso!

Ogni giorno perdiamo una parte della nostra libertà e, se avete notato, c'è qualcuno che ogni giorno ce lo ricorda. Da tempo pensavo di dedicare qualche parola alla libertà, ma da dove cominciare? e come non cadere nella retorica? Il tema è difficile, considerando che filosofi e scrittori hanno dedicato all'argomento interi libri; tuttavia ci voglio provare, partendo dalla domanda: *Quando siamo liberi?*

Mi sono resa conto che, se è difficile definire quando siamo liberi, è più semplice descrivere quando non lo siamo. Dunque, parto da qui.

Non siamo liberi quando gli altri limitano le nostre azioni, quando si devono rispettare le regole di convivenza, quando siamo legati a qualcuno da un sentimento, quando non possiamo fare ciò che desideriamo,  quando abbiamo paura, quando non possiamo esprimerci, quando siamo salvaguardati, quando siamo prigionieri, quando incontriamo una barriera, quando erigiamo una barriera;  quando siamo preoccupati, innamorati, controllati,  ammalati,  vigilati,   gelosi, , protetti,  ciechi, quando la nostra libertà diventa il limite della libertà di chi ci sta accanto e quando la libertà di chi ci sta accanto diventa un limite alla nostra libertà.

Mi fermo per non tediarvi e lascio a qualche volontario e coraggioso commentatore la parte difficile del post, la risposta che non ho trovato.


7 commenti:

  1. Mamma mia che questione spinosa hai sollevato, carissima Grazia...Direi che in questo particolare momento è già importante rendersi conto di quanto siamo condizionati (ovvero non liberi!) dai mille "lacci e lacciuoli" che ci circondano, a partire dalla vita quotidiana per salire alle alte sfere della politica, ma quanto al riuscire a liberarsene, temo che il discorso sia troppo lungo e complesso.

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  2. @Annamaria
    Proviamo a partire dal punto che hai individuato, riconoscere i condizionamenti.
    Per quanto conosciamo della storia delle società, gli uomini hanno sempre subito condizionamenti che, a differenza di oggi, erano di più semplice classificazione: mi riferisco ai condizionamenti messi in atto dai poteri economico, politico e religioso. Opporsi ai condizionamenti significava perciò cercare la libertà.
    Noi viviamo in un mondo globalizzato, nel quale i poteri sono aumentati, pensiamo alla gestione della globalizzazione attraverso i media, al mondo della pubblicità; un mondo dove i poteri sono moltiplicati, suddividendosi, mi riferisco a quello economico e alle infinite lobby, le case farmaceutiche, l'industria energetica, le fabbriche di armi, sono solo alcuni esempi; inoltre, in una società così complessa i condizionamenti si mimetizzano con l'ausilio di metodi sofisticati, fanno parte della vita di tutti i giorni e per le persone è sempre più difficile riconoscerli.
    Un piccolo sforzo in questo senso, ci può rendere più consapevoli. Anche una strada lunga parte sempre dal primo passo, grazie

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  3. Definire la libertà... Bè, un qualcosa di tutt'altro che facile, direi... Anche perchè, molto spesso quella che noi percepiamo come libertà, si estende già sotto l'influenza di qualcosa, fosse anche soltanto il nostro inconscio, che in qualche modo ci "condiziona"... quindi poter dire di essere veramente e totalmente "liberi" credo sia impossibile... Perchè non siamo isole, viviamo in un mondo, siamo circondati di gente, e tutto ciò che facciamo dev'essere perciò mediato in questa interrelazione con chi ci sta intorno... bisogna necessariamente scendere a compromessi...
    Non so se parlare di liberà è un mero esercizio semantico ormai o se siamo di fronte a qualcosa di più concreto.
    So che in effetti il mondo come lo conosciamo richiede nuovi punti di vista, una neolingua che ci aiuti a ridisegnare i confini di questa "libertà" a volte indecifrabile.
    Il punto è sempre lo stesso: Come poter capire oggi cosa significa la parola "libertà"? Oggi che non esiste più un vero riferimento, ma dobbiamo essere sempre portati a dubitare e a porci domande?
    Il mondo complesso nel quale viviamo però non è pane per i denti di tutti.
    Io faccio fatica, lo ammetto.
    Ma le domande me le pongo sempre.
    Per le risposte, spero, ci sarà tempo.

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  4. "La libertà indica l'essere libero, la condizione di chi non è prigioniero e non ha restrizioni"


    La libertà
    è una cosa molto soggettiva, quello che mè è libertà per un altro potrebbe essere costrizione.

    Mi domando però, come si può pensare di essere liberi vivendo su un pianeta sperduto nell'universo
    è come essere in una immensa prigione dove ognuno di noi cerca di sopravvivere.

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  5. @Veggie
    c'è un concetto del tuo commento su cui anche io mi sono spesso soffermata, ed è l'accettazione del compromesso nell'essere liberi.
    Pur riuscendo con la ragione a condividerlo, non riesco con il sentire intimo ad accettarlo, perchè ho sempre immaginato la libertà come uno stato ideale e che possa andare al di là dei condizionamenti, delle pressioni esterne e dei compromessi.
    (ma io sono una inguaribile idealista).
    Certamente servono nuovi punti di vista;
    magari una neolingua, che si discosti il più possibile da quella immaginata da George Orwell e che egli ha ben rappresentato nella frase "La guerra è pace".
    Con ciò voglio esprimere la speranza che non si arrivi a scrivere "La libertà è schiavitù".

    Negli ultimi anni si parla della complessità del mondo in cui viviamo, teniamocelo il nostro mondo complesso! teniamoci le nostre domande, i nostri ragionamenti e le nostre ricerche. Anche per me è stato ed è faticoso, ho avuto tempo per cercare le risposte e, ti confesso, non le ho ancora trovate,
    ma non desidero un altro mondo più semplice.

    grazie per le idee che hai portato e anche per le domande

    grazia

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  6. @Maurizio
    la definizione che hai scelto è bellissima e leggendola, mi guardo dentro e mi domando: e io?
    Non sono prigioniera, se con ciò affermo di non essere in catene, nè chiusa in una cella. Non ho restrizioni, mi è consentito muovermi, leggere, lavorare, persino scrivere. Insomma non sono sorvegliata a vista. Dunque sono libera.
    Perchè, allora non mi sento libera? Forse perchè, come hai scritto subito dopo, la libertà è una cosa molto soggettiva.

    Qualche volta ho pensato che si sente libero colui che ha combattuto per ottenere una parte della sua libertà, o di quella degli altri.
    Non ho partecipato a movimenti di liberazione, ma mi sento ugualmente uno spirito libero. Forse perchè, come dici tu, è una cosa molto soggettiva.

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  7. @Maurizio
    L'ultima frase voleva essere una bozza di risposta alla tua domanda "come si può pensare di essere liberi vivendo su un pianeta sperduto nell'universo"

    ciao

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